25 marzo 2009
In tre anni dalle staminali sangue artificiale sicuro
Sarà possibile produrre quantità illimitate di 'gruppo 0', quello dei donatori universali che non comporta rischi. Forti implicazioni di ordine etico.
Gli scienziati inglesi potrebbero essere i primi al mondo a produrre quantità illimitate di sangue sintetico da cellule staminali embrionali per trasfusioni senza alcun rischio di infezione. Il progetto di ricerca, di cui è stata data notizia alla stampa internazionale proprio in questi giorni, si concluderà fra tre anni con la prima trasfusione in volontari umani di "sangue sintetico", derivato da cellule staminali di embrioni ottenuti con la fecondazione in vitro. Il piano sarà guidato dal professore Marc Turner della Edimburgh University.
Una scoperta del genere potrebbe aiutare a salvare le vite di tutti coloro che sono rimasti vittime di incidenti stradali e che sono rimasti feriti in guerra, rivoluzionando i servizi di trasfusione sanguigna, che attualmente dipendono da un network di volontari donatori di sangue fresco.
Il progetto multimilionario, che coinvolge la NHS Blood and Transplant, il servizio scozzese di trasfusione del sangue a livello nazionale, e il Wellcome Trust, il più grande istituto di ricerca del mondo, mette la Gran Bretagna in una posizione di vantaggio rispetto agli altri Paesi nella corsa mondiale allo sviluppo di sangue in provetta. I ricercatori testeranno gli embrioni umani ottenuti da fecondazione in vitro per trovare quelli geneticamente programmati per sviluppare sangue "O-negativo", gruppo donatore universale adatto ad ogni tipo di trasfusione senza alcun rischio di rigetto.
Questo gruppo sanguigno è relativamente raro (si trova più o meno nel 7% della popolazione), ma potrebbe grazie a questo sistema venire prodotto in quantità illimitata con cellule staminali embrionali, grazie alla loro capacità di moltiplicarsi all'infinito in laboratorio.
L'obiettivo del progetto è quello di stimolare le cellule staminali a svilupparsi in mature cellule sanguigne portatrici di ossigeno, da utilizzare per trasfusioni di emergenza. Sangue di questo tipo avrebbe il vantaggio di non essere a rischio di infezione da virus HIV, epatite o morbo della mucca pazza. I militari sarebbero tra coloro che ne trarrebbero maggior vantaggio, dato che le situazioni di guerra richiedono spesso quantitativi straordinari di sangue fresco da donatori universali.
Ma sviluppare sangue da cellule staminali embrionali incontrerà certamente l'ostacolo più grande, quello del dibattito etico. I curatori del progetto sanno perfettamente che che ci saranno persone non proprio entusiaste all'idea di distruggere degli embrioni per creare cellule staminali. E di mezzo c'è anche la delicata questione filosofica relativa al fatto che quel sangue proverrà da una persona che non è mai esistita. In teoria, infatti, un solo embrione potrebbe soddisfare il fabbisogno di un'intera nazione.
Ricerche simili sono già attive in altri Paesi come Svezia, Francia e Australia. Lo scorso anno un gruppo statunitense, Advanced Cell Technology, aveva annunciato di essere in grado di produrre miliardi di cellule sanguigne dalle staminali ma aveva rinunciato al progetto per lo stop ai finanziamenti in vigore sotto l'amministrazione di George W. Bush. Limiti recentamente rimossi da Barack Obama.
Da:"La Repubblica"
18 marzo 2009
Tanti adulti per sviluppare una buona socialità
Nelle specie sociali, il rapporto fra il numero di adulti e di giovani coinvolti nella relazione "educativa" incide significativamemte sullo sviluppo o meno di comportamenti aggressivi
In molte specie animali gli adulti hanno un ruolo cruciale per lo sviluppo sociale dei più giovani. Una ricerca pubblicata sulla rivista on line ad accesso pubblico PLoS ONE, rivela ora che il rapporto fra il numero di adulti e di giovani coinvolti nella relazione sociale è molto più importante di quanto non sia la mera presenza degli adulti.
Lo studio - condotto da Marie Bourjade, Alice de Boyer des Roches e Martine Hausberger dell'Università di Rennes 1, in Francia - ha analizzato gli effetti del rapporto adulti/giovani in gruppi di cavalli di Przewalski sui tassi di aggressione e di coesione sociale fra gli esemplari giovani.
Studi precedenti avevano mostrato che questo rapporto ha un significato rilevante per l'acquisizione della capacità di canto negli uccelli canori (acquisizione che ha notevoli punti in comune con lo sviluppo delle capacità linguistiche nell'uomo). Le ricercatrici hanno così voluto controllare se questo fattore potesse rispondere a un principio più generale, tale da interessare tutte le specie sociali.
"I cavalli di Przewalski costituiscono un buon modello per studiare i ruoli educativi degli adulti nelle specie che formano gruppi stabili per anni e nei quali, oltre alle cure parentali materne e paterne, si osservi la costante presenza di adulti non imparentati, in questo caso di femmine", spiegano le ricercatrici.
I risultati hanno messo in evidenza notevoli differenze correlate al rapporto numerico adulti/giovani. "Quando in un gruppo il rapporto adulti/giovani è basso, i cavalli giovani sono più aggressivi e più segregati dagli adulti, e stabiliscono legano più forti con altri giovani", osservano le ricercatrici. "I legami più forti fra giovani in gruppi con pochi adulti può diventare un fattore che diminuisce l'attenzione verso gli adulti stessi e verosimilmente ne diminuisce l'influenza quali regolatori del comportamento dei giovani, e in particolare di quelli aggressivi."
"I rapporti numerici adulti/giovani si rivelano essere un importante fattore del consolidamento sociale, che nella valutazione di processi di sviluppo dovrebbe essere preso in considerazione quale potenziale modulatore dell'influenza."
Lo studio, unito ai precedenti, suggerisce quindi che quello esaminato sia un fenomeno molto generale, rilevante non soltanto per il mondo degli animali domestici e selvatici, ma anche per l'educazione dei giovani nella nostra specie.
Da:"Le Scienze"
11 marzo 2009
Staminali senza limiti
Il presidente Obama cancella il divieto, firmato Bush, di finanziare con soldi federali la ricerca sulle embrionali umane.
Un ordine esecutivo per revocare i limiti posti otto anni fa da George Bush ai finanziamenti della ricerca sulle cellule staminali embrionali umane e un memorandum per il direttore dei National Institutes of Health (NIH) per stabilire le linee guida che dovranno seguire le agenzie di ricerca nell'assegnazione dei fondi. Con queste due mosse Barak Obama ridisegna lo scenario mondiale della ricerca. I centri di ricerca statunitensi, infatti, sono fra i più avanzati nel campo della medicina rigenerativa, ma il divieto di assegnare fondi federali alla ricerca sulle embrionali umane, voluto da Bush nel 2001 e confermato nel 2007, ha limitato il numero di ricerche condotte da questi laboratori.
"Negli scorsi otto anni la ricerca in questo campo è stata limitata da azioni presidenziali. Lo scopo di questo ordine è quello di rimuovere queste limitazioni alla ricerca scientifica, di aumentare il contributo dato agli NIH per esplorare i campi di ricerca sulle cellule staminali, e in questo modo aumentare il contributo degli scienziati americani a nuove importanti scoperte e terapie di cui potrà beneficiare l'intera umanità", ha spiegato il presidente Usa davanti a una platea composta di politici e scienziati.
Nell'arco dei prossimi 120 giorni il capo dei National Institutes of Health dovrà redarre le linee guida per l'attuazione dell'ordine presidenziale secondo le direttive contenute nel memorandum: selezione dei candidati e dei progetti sulla base delle sole credenziali scientifiche, regole e procedure ferree per ogni agenzia, acquisizione a fini politici dei pareri scientifici solo se comprovati, eventualmente sottoposti a peer review, impegno a rendere pubblici i risultati della ricerca, impegno a preservare la ricerca e i suoi risultati da pressioni esterne. Rimane vietata la clonazione umana a fini riproduttivi.
Così Obama va avanti nel mantenere il suo programma elettorale. "Promuovere la scienza non significa solo mettere a disposizione delle risorse", ha detto Obama. "Ma anche proteggere la ricerca in modo che rimanga libera e aperta. Vuol dire consentire agli scienziati di fare il loro lavoro, senza pressioni e coercizioni, e ascoltare quello che hanno da dirci, anche quando non è quello che vorremmo, soprattutto in quel caso. Vuol dire assicurare che i dati scientifici non siano distorti o addomesticati a fini politici e che le decisioni scientifiche siano prese sulla base dei fatti e non delle ideologie".
Da:"Galileo on line"
4 marzo 2009
Sla, alle Molinette nasce una speranza
Un´équipe di Neurologia scopre il gene che regola la malattia dei calciatori.
L´hanno battezzato Sunc1, ed è il più significativo fra i sette geni che favoriscono la comparsa della sla, la micidiale sclerosi laterale amiotrofica che ha ucciso Mao Tse-Tung, l´attore David Niven, di recente il calciatore del Genoa Gianluca Signorini. La scoperta del gene Sunc1, un passo avanti eccezionale nello studio delle cause scatenanti di una malattia di cui si sa ancora molto poco, nasce al Centro Sla dell´ospedale Molinette di Torino guidato da Armando Chiò, il quale ha coordinato la parte italiana di uno studio internazionale (sono stati coinvolti dieci centro italiani, cinque americani, due tedeschi e due londinesi) pubblicato sulla rivista Human Molecular Genetics.
La ricerca è stata condotta su 2.161 pazienti, dei quali 900 italiani. Fra loro anche molti nomi famosi, sportivi, calciatori, una delle professioni più di altre colpite dalla sla. Malati che si sono dimostrati molto disponibili a sottoporsi ad un´indagine che un giorno potrebbe aprire le frontiere ad una possibilità di cura. La ricerca è stata condotta su pazienti affetti da sla di tipo sporadico, vale a dire non ereditaria. La stragrande maggioranza dei casi, considerato che i casi ereditarietà non sono superiori al 5-10 per cento.«Sono abbastanza convinto - spiega Chiò - che un approfondimento successivo dimostrerà che i casi possano anche essere sovrapponibili». Gli studi condotti finora rivelano che le cause della insorgenza della malattia nascono da un intreccio di fattori genetici ed ambientali, si parla infatti di ecogenetica.
Chiò è pronto anche a scommettere che molti altri geni saranno identificati in futuro, oltre ai sette che compaiono nello studio durato due anni: «Mi sembra che questa sia solo la punta dell´iceberg». Un´indagine in due fasi finanziata dall´Istituto superiore di sanità, dalla Regione, dalla Federazione italiana gioco calcio e dalla Fondazione Vialli-Mauro, i due ex-giocatori della Juventus che da anni dedicano tempo e risorse a questa causa benefica. Il costo complessivo è di 1 milione e 500 mila dollari, il 90 per cento dei quali provenienti dagli Stati Uniti, soltanto il 10 per cento fondi italiani.
Ma quali sono le categorie maggiormente colpite dalla sla? Oltre ai calciatori, tutti coloro che operano nel settore agricolo, i saldatori, alcuni reduci della prima guerra del Golfo, persone che di solito fanno molta attività sportiva, anche se non necessariamente agonistica. Riflettori puntati sul diserbanti, su alcune sostanze chimiche, un capitolo da approfondire è quello sui traumi. Per ora si sa che la sla colpisce più gli uomini che le donne (una percentuale di 60 a 40).
Il Centro Sla all´ospedale Molinette di Torino è nato dieci anni più tardi, nel 1992, e tre anni più tardi nasce anche un registro europeo, una banca dati di grandissimo valore. A febbraio di quest´anno sono stati diffusi i dati dei primi dieci anni. Dal 1995 al 2004 i malati in Piemonte sono stati 1.260, mille nel frattempo sono morti. Ogni anno i nuovi casi oscillano fra 120 e 130, ottanta transitano nel centro del San Giovanni Battista, che Chiò guida all´interno del reparto di neurologia universitaria diretto da Roberto Mutani. L´età media dei malati è attorno ai 65 anni, ma la Sla colpisce a qualsiasi età, il più giovane paziente del centro torinese ha 17 anni, il più vecchio 93.
Da:"L'espresso"
Iscriviti a:
Post (Atom)