16 luglio 2010

Se la Terra smettesse di girare...

La Terra sta progressivamente rallentando la sua velocità di rotazione. E se si fermasse completamente, smettendo di girare su se stessa? Come si modificherebbe la sua geografia? E come cambierebbero le nostre abitudini? Ecco le inquietanti risposte elaborate da un programma di modellazione geografica di ultima generazione.


Tranquilli: nessuna bufala mediatica è in agguato e nessuna nuova catastrofe minaccia il nostro pianeta. Che la Terra smetta di ruotare su se stessa, per ora, non è nemmeno un’ipotesi. Ma Witold Fraczek, ricercatore presso ESRI, una software house specializzata in sistemi informatici per la geografia, ha voluto mettere alla prova uno dei più potenti programmi di geomodellazione della sua azienda e ha simulato al computer un progressivo rallentamento della rotazione della Terra attorno al proprio asse, fino a un suo completo arresto. Cosa accadrebbe al nostro pianeta se venisse a mancare completamente la forza centrifuga?

Oceani equilibristi
Il livello dei mari e degli oceani è determinato dall’equilibrio tra la forza gravitazionale della Terra, che li attira verso il suo centro, e la forza centrifuga data dalla rotazione del pianeta attorno al proprio asse (1.667 km/h all’equatore): è proprio questa forza che conferisce alla Terra la sua forma "schiacciata" con i maggiori accumuli di acqua attorno all’equatore. Se questa forza centrifuga venisse a mancare, il sistema Terra tenterebbe di trovare un nuovo equilibrio mediante catastrofiche e inimmaginabili trasformazioni geologiche. La forza gravitazionale del pianeta non avrebbe più alcun antagonista e rimarrebbe l’unico elemento significativo a controllare il livello delle acque: Sole e Luna, a causa della distanza, avrebbero sulle maree un effetto impercettibile. Gli oceani, alla ricerca di una nuova stabilità, migrerebbero progressivamente verso i poli, facendo emergere una nuova zona asciutta lungo tutta la fascia equatoriale.

Bye bye Padania…

Nascerebbe così un supercontinente che separerebbe due sconfinati oceani polari: un oceano boreale a nord e un oceano australe a sud. A nord del 41° parallelo (Chicago) e a sud del 34° (Buenos Aires), tutto sarebbe sommerso dai nuovi mari. Le prime zone ad essere invase dalle acque sarebbero le grandi pianure del Canada e della Siberia. Dell’Italia a nord di Napoli rimarrebbe dunque ben poco, tranne qualche cima alpina.
E cambierebbero anche le nostre giornate: se l’unico moto della Terra fosse la rivoluzione attorno al Sole, un giorno durerebbe quanto un anno intero.

Il giorno più lungo

Veniamo ora alle brutte notizie: il nostro pianeta sta effettivamente rallentando il suo moto. Secondo i ricercatori 400 milioni di anni fa, la Terra durante una rivoluzione attorno al Sole compiva 40 rotazioni su stessa in più: l’anno solare era quindi 40 giorni più lungo. Cosa la sta rallentando? Secondo gli scienziati le frizioni mareali, cioè l’attrito tra le gli oceani e i litorali provocato dall’andamento delle maree. Ovviare a questo lento ma inesorabile fenomeno non è possibile, ma occorre almeno un rimedio numerico che eviti lo sfasamento tra il periodo di rotazione terrestre e la durata convenzionale del giorno solare. La "pezza" è stata introdotta nel 1956, quando la comunità scientifica internazionale ha deciso di aggiunge periodicamente una frazione di secondo alla durata del giorno solare. Questo escamotage non salverà la Terra dalla catastrofe, ma il problema potrà essere tranquillamente ri-esaminato tra 4 miliardi di anni. «La cosa più interessante», conclude Fraczek, «è che la Terra è un corpo vivo e dinamico e che questo infinitesimale ma costante rallentamento sta cambiando la forma del pianeta rendendolo sempre più sferico».

Tratto da: Focus.it, 15 luglio 2010
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